Il contesto socioeconomico contemporaneo è caratterizzato da una molteplicità di crisi, ecologica, sociale, economica, della tenuta della democrazia. Il progetto di trasformazione sociale descritto e voluto dai movimenti della decrescita e della post-crescita è volto ad affrontare simultaneamente queste crisi, offrendosi come progetto di trasformazione socio-ecologica, dove gli aspetti di sostenibilità sociale assumono tanta importanza quanto quelli di sostenibilità ecologica.
Per tenere insieme questi due principi, le politiche pubbliche proposte per la trasformazione non riguardano solo processi di efficientamento, innovazione energetica e non energetica, come previsto dalle più tradizionali politiche ambientali. Al contrario le proposte della decrescita mirano alla riduzione dell’impatto ambientale agendo su un ventaglio più ampio di politiche, includendo le politiche sociali, del lavoro e sui consumi. Tra le politiche principali si trovano la proposta di un reddito di base universale, la riduzione dell’orario lavorativo, l’assunzione della forza lavoro da parte dello stato, una tassa patrimoniale, insieme a politiche di prospettiva più strettamente ecologica, come la riduzione dei consumi o ancora la riduzione delle esportazioni1.
Per valutare l’effetto di alcune politiche proposte dalla decrescita nel contesto italiano il professore Simone D’Alessandro, insieme al suo gruppo di lavoro presso il Dipartimento di Economia e Management dell’università di Pisa, ha sviluppato 2METE, un modello dinamico di macroeconomia ecologica. Il modello, facendo una previsione sulla scala temporale 2010-2050, valuta le conseguenze in ambito energetico, economico e sociale delle politiche intraprese per la trasformazione socio-ecologica.
In particolare, il modello considera le conseguenze di:
Politiche energetiche (incremento dello sviluppo delle rinnovabili, velocità di sostituzione delle fonti fossili, incremento dell’efficienza energetica)
Politiche di innovazione (incremento della produttività del lavoro e dell’innovazione non energetica)
Politiche sociali (reddito di base, diminuzione dell’orario lavorativo e job guarantee2)
Politiche su consumi e ricchezza (diminuzione dei consumi, tassa sul patrimonio, riduzione delle esportazioni e incremento dell’economia locale).
Grazie al modello, è possibile valutare l’impatto che l’attuazione di queste politiche genererebbe sui seguenti indicatori: emissioni di CO2, consumo di energia, indice della disuguaglianza di Gini, andamento del PIL, tasso di disoccupazione (totale e per livello di educazione), salari, percentuale dell’economia locale, livello dei consumi, tassazione sul patrimonio, esportazioni, rapporto deficit/PIL.
Il modello di 2METE è stato utilizzato per mettere a confronto due scenari economici. Il primo è lo scenario previsto nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 3, stilato dal Ministero dell’Ambiente. Il secondo è uno scenario proposto da MDF, che prevede l’attuazione delle stesse politiche energetiche del PNIEC, ad eccezione delle politiche di innovazione, e con l’aggiunta delle seguenti politiche:
incremento dell’economia locale;
riduzione progressiva dell’orario lavorativo, con l’obiettivo di arrivare nel 2050 a 30 ore settimanali;
50.000 assunzioni statali annue;
incremento progressivo dell’economia locale dal 18% al 28% nel 2050;
diminuzione progressiva della propensione al consumo dall’80% al 65% nel 2050;
incremento della tassazione del patrimonio dallo 0.1% allo 0.2% nel 2050.
I risultati offerti dai due scenari riportano delle differenze rilevanti in termini di impatto ambientale: lo scenario MDF prevede infatti una riduzione di CO2 del 79%, in confronto ad un -64% dello scenario PNIEC, com’è visibile nel grafico (dove l’asse delle X rappresenta gli anni, e quello delle Y le emissioni di gas serra).
In termini di impatto sociale, per lo scenario MDF il livello di disoccupazione si attesta al 7% e si riducono le disuguaglianze, contro un 11% di disoccupazione e un aumento delle disuguaglianze dello scenario PNIEC. Nel primo scenario la retribuzione oraria aumenta del 36% e il PIL rimane invariato a fronte di un suo aumento della retribuzione del 32% e un aumento del PIL nello scenario PNIEC.
I risultati del modello 2METE mostrano che per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2 previsti dall’UE (-80% entro il 2050), le politiche del PNIEC non sono sufficienti. Per arrivare a quel risultato, è fondamentale integrare una significativa riduzione dei consumi, associata ad una diminuzione dell’orario di lavoro e ad un contenimento dei salari, con l’effetto positivo di una riduzione della disoccupazione e della disuguaglianza di reddito. La ricerca condotta all’università di Pisa ha messo in luce come una visione integrata delle politiche energetiche, sociali, del lavoro e sui consumi sia necessaria per ridurre i livelli di CO2, ribadendo che solo tramite un approccio integrato sarà possibile affrontare le molteplici crisi che stiamo vivendo.
1- Per avere un’idea più approfondita di tutte le politiche della decrescita si consulti Fitzpatrick. et al 2022
2- Con Job Guarantee si intendono le politiche di assunzione diretta di forza lavoro da parte dello stato.
3- Per ulteriori informazioni sulle politiche adottate nel PNIEC, si consulti l’appendice del documento 2METE
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