Di Carlotta Paglia
Il concetto di scambio ineguale descrive il trasferimento sistematico e nascosto di lavoro e risorse naturali dai Paesi della periferia imperiale (principalmente nel Sud Globale) ai Paesi ricchi e alle corporazioni monopolistiche del nucleo imperiale (principalmente nel Nord Globale) a causa delle disuguaglianze strutturali dell'economia globale. A causa delle distorsioni delle ragioni di scambio e della valutazione al ribasso della manodopera e dei beni del Sud globale rispetto al Nord, i paesi del Sud Globale sono costretti a esportare una quantità di manodopera e di risorse molto maggiore di quella che importano per mantenere un equilibrio commerciale monetario. Ciò consente al Nord Globale di ottenere un'appropriazione netta attraverso il commercio, aumentando la propria ricchezza e impoverendo il Sud.
Il concetto di scambio ineguale è stato sviluppato per la prima volta nel quadro della teoria della dipendenza della worlds-system theory, concetto e teoria che hanno messo in discussione l'assunto dominante secondo il quale la performance economica delle nazioni è legata a condizioni interne, come il buon governo, le istituzioni forti e liberi mercati, e che i Paesi a basso reddito non sono riusciti a svilupparsi a causa della mancanza di questi ultimi. Analizzando le relazioni economiche all'interno dell'economia globale, queste prospettive critiche mostrano che storicamente la ricchezza dei Paesi “ricchi” è dipesa dall'appropriazione delle risorse dei Paesi del Sud globale. Sebbene ciò sia riconosciuto per il periodo coloniale, Hickel et al. dimostrano che è molto vero ancora oggi. Quantificando il valore delle risorse sottratte al Sud globale attraverso lo scambio ineguale a partire dal 1960, gli autori confermano che la crescita economica e gli alti livelli di consumo del Nord globale sono state possibili solo grazie all'estrazione da altre parti del mondo, soprattutto a partire dagli anni Ottanta
Quantificazione dello scambio ineguale
Hickel et al. quantificano la scala fisica dello scambio ineguale calcolando le risorse “intriseche” (termine che indica la totalità delle risorse utilizzate per la produzione di beni) che fluiscono tra il Nord globale e il Sud globale, considerando sia i flussi diretti che quelli indiretti, suddivisi in quattro categorie: 1) materiali, 2) terra, 3) energia, 4) lavoro. Utilizzano il concetto di impronta nazionale, ossia l'estrazione interna di materiali, l'uso di energia e terra e l'apporto di manodopera all'interno di una determinata nazione, più i flussi intrinseci del commercio netto (importazioni meno esportazioni). Inoltre, quantificano il valore dello scambio ineguale in termini monetari. Come spiegano, questo calcolo non esprime il valore d'uso delle risorse e del lavoro appropriati e non mira a stabilire quale sarebbe l'equo compenso per il Sud in termini di reddito. L'obiettivo è invece quello di rappresentare il drenaggio in termini di prezzi di mercato esistenti all'interno del capitalismo, per quantificare l'entità del drenaggio in termini di produzione e reddito nell'economia mondiale. Confrontando l'appropriazione da parte del Nord di manodopera e risorse del Sud attraverso lo scambio ineguale con gli aiuti forniti attraverso l'assistenza ufficiale allo sviluppo (APS) dai Paesi ricchi a quelli più poveri, Hickel et al. hanno dimostrato che “l’appropriazione netta da parte dei Paesi DAC attraverso lo scambio ineguale dal 1990 al 2015 ha superato i loro esborsi di aiuti nello stesso periodo di un fattore di quasi 80 [...]. “In altre parole, per ogni dollaro di aiuti che i donatori danno, si appropriano di risorse per un valore di 80 dollari attraverso uno scambio ineguale".
Fattori strutturali
Come spiegato da Hickel et al. (2021), diversi fattori storici e politici creano le condizioni strutturali che sostengono queste dinamiche. Tutto è iniziato con l'espropriazione e la distruzione del modo di vivere locale nei Paesi colonizzati (ad esempio, la distruzione delle economie di sussistenza), che ha creato uneccedenza di manodopera disoccupata. Suwandi et al. descrivono anche la "depeasantizzazione di un'ampia porzione della periferia globale attraverso la diffusione dell'agrobusiness" come "centrale per la creazione di un esercito di riserva di disoccupati". Essi fanno riferimento al concetto di "arbitraggio globale del lavoro", introdotto da Stephen Roach per indicare la sostituzione dei lavoratori ad alto salario negli Stati Uniti e in altre economie ricche con lavoratori del Sud globale che svolgono le stesse mansioni a salari più bassi.
L'analisi di Hickel et al. sullo scambio ineguale mostra la continuazione di un modello di appropriazione che ha caratterizzato il periodo coloniale, che si è espanso nell'era post-coloniale e che caratterizza la struttura dell'economia mondiale odierna. Tra i fattori che permettono la continuazione di questi modelli di appropriazione, essi identificano le disuguaglianze di prezzo e di potere. In termini di prezzi, sottolineano che le drammatiche differenze di prezzo fra i beni esportati dai Paesi del Sud e quelli esportati delal Nord non corrispondono a una significativa differenza qualitativa tra il lavoro svolto rispettivamente al Nord e al Sud. Contrariamente a quanto comunemente percepito, le catene globali di prodotti di base nel Sud coinvolgono manodopera che va dal lavoro manuale a quello manageriale e ingegneristico, alla logistica e all'informatica, analogamente alla manodopera svolta alla fine della catena nel Nord globale. Essi sottolineano il paradosso per cui, a causa delle disparità salariali, il lavoro altamente qualificato svolto nel Sud potrebbe essere pagato meno di quello "non qualificato" svolto nel Nord. Secondo le opinioni dominanti, le disuguaglianze salariali tra il Sud e il Nord possono essere spiegate dalla maggiore produttività dei lavoratori del Nord rispetto a quelli del Sud. Tuttavia, nell'economia convenzionale la produttività è determinata dai prezzi e non da quanto effettivamente si produce . Gli Stati e le imprese del Nord sfruttano il loro potere all'interno delle catene globali delle materie prime per deprimere i prezzi dei prodotti finali, per cui la loro produttività sembra migliorare rispetto alle loro controparti del Sud, anche se il processo di produzione rimane invariato. Pertanto, le differenze salariali tra il Sud e il Nord del mondo possono essere spiegate con lo sfruttamento dei lavoratori del Sud, che vengono pagati meno per lo stesso lavoro rispetto alle loro controparti del Nord.
Per capire come si mantengono le disuguaglianze di prezzo, rendendo possibile il processo di sfruttamento appena descritto, Hickel et al. sottolineano l'ineguale distribuzione del potere tra i Paesi. Essi delineano i meccanismi attraverso i quali i Paesi ricchi esercitano il loro potere sull'economia mondiale. Un elemento centrale da considerare è che, attraverso i brevetti, le imprese del Nord fissano prezzi artificialmente elevati. Dato che il 97% di tutti i brevetti è detenuto da società dei Paesi ad alto reddito, ciò altera l'equilibrio in modo sproporzionato a favore di questi ultimi. Un altro fattore cruciale è rappresentato dagli squilibri geopolitici dell'economia mondiale, mantenuti attraverso le istituzioni di governance economica internazionale. I Paesi del Nord detengono la maggioranza (nonostante rappresentino la minoranza della popolazione mondiale) all'interno delle principali istituzioni, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale (BM) e l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) (dove il potere contrattuale è determinato dalle dimensioni del mercato) e gli Stati Uniti detengono il potere di veto. Inoltre, la militarizzazione delle frontiere, che ostacola la migrazione Sud-Nord, impedisce la convergenza dei salari e i programmi di aggiustamento strutturale (PAS) hanno portato a tagli massicci della spesa pubblica nel Sud globale, riducendo i salari, indebolendo i diritti del lavoro e limitando l'azione dei sindacati. Gli accordi di libero scambio (FTA) e i PAS hanno costretto i governi del Sud globale a rimuovere tariffe e sussidi volte a proteggere le proprie industrie. Altri fattori importanti che perpetuano le disuguaglianze di prezzo sono dati dall'evasione fiscale e dai flussi finanziari illeciti, che spingono ingenti quantità di risorse economiche dai Paesi del Sud a quelli del Nord, e dalla dipendenza strutturale dagli investitori stranieri e dall'accesso ai mercati del Nord, che costringe le imprese e i Paesi del Sud a competere tra loro, in una corsa al ribasso. Come affermato chiaramente da Hickel et al: "Gli squilibri strutturali di potere nell'economia mondiale assicurano che la manodopera e le risorse del Sud rimangano a buon mercato e accessibili al capitale internazionale, mentre le esportazioni del Nord godono di prezzi comparativamente più alti". Questi differenziali di prezzo consentono un significativo drenaggio di manodopera e risorse dal Sud".
[2] Hickel, J., Sullivan, D., & Zoomkawala, H. (2021). Plunder in the Post-Colonial Era: Quantifying Drain from the Global South Through Unequal Exchange, 1960–2018. New Political Economy, 26(6), 1030–1047. https://doi.org/10.1080/13563467.2021.1899153
[3] Hickel, J., Dorninger, C., Wieland, H., & Suwandi, I. (2022). Imperialist appropriation in the world economy: Drain from the global South through unequal exchange, 1990–2015. Global Environmental Change, 73, Article 102467.
https://doi.org/10.1016/j.gloenvcha.2022.102467
[4]Dunaway, W.A., 2010. Non-waged peasants in the modern world-system: African households as dialectical units of capitalist exploitation and indigenous resistance, 1890-1930. The journal of philosophical economic, IV (1), 19–57.
[5] ibid
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