Il Reddito Universale come strumento per la Decrescita

Decrescita · martedì, 12 mar 2024
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Il Reddito Universale: un diritto inalienabile per una vita dignitosa

Pensi sia giusto che ogni individuo abbia il diritto intrinseco a una vita dignitosa? Se sì, allora è essenziale considerare che, indipendentemente dall'occupazione o dalla mancanza di essa, ciascuno dovrebbe avere garantiti i propri bisogni primari. Questi includono un tetto sopra la testa per sentirsi al sicuro, cibo sufficiente per nutrirsi e abiti per coprirsi. Nel contesto contemporaneo, non possiamo ignorare che le necessità di base includono anche l'accesso all'istruzione, alle cure mediche, ai servizi idrici ed energetici, alle comunicazioni e ai trasporti locali.

Il concetto di reddito di base, universale e individuale, offre una soluzione per garantire questo diritto fondamentale. Essenzialmente, si propone di assicurare i bisogni materiali di ogni individuo, consentendo loro di liberarsi dalla trappola della povertà. Inoltre, attraverso la redistribuzione della ricchezza, il reddito di base può contribuire a ridurre le disuguaglianze sociali. Questa proposta prevede che tutti i residenti in Italia ricevano, in quanto residenti, una somma mensile per il proprio sostentamento, uguale per tutti, indipendentemente dal lavoro svolto, dalla propria condizione economica e da qualsiasi altro eventuale reddito percepito. Il reddito di base universale (Universal Basic Income) è uno dei principali dieci strumenti politici della decrescita [1], e pur essendo stato storicamente considerato come una proposta radicale, la sua popolarità sta aumentando come modo per affrontare questioni che vanno dalla distribuzione della ricchezza e della giustizia economica alla decrescita e all'uguaglianza di genere.

Minimo comune denominatore per diverse lotte

Conquistare il reddito di base vorrebbe dire realizzare una rivoluzione copernicana dei rapporti di forza nel mondo del lavoro, ma non solo: le istanze dei lavoratori, le preoccupazioni riguardo all’ambiente e le rivendicazioni di maggiore giustizia sociale potrebbero trovare un punto di incontro preciso.

Innanzitutto, istituire un reddito di base renderebbe più chiaro il principio che, in un sistema socio-economico in cui hai bisogno di comprare ciò che serve per sopravvivere, il reddito sia un diritto sociale che spetta agli esseri umani in quanto tali. La questione del lavoro a questo punto assumerebbe significati molto diversi: il ricatto occupazionale non esisterebbe più, e non ci sarebbe più bisogno di sindacati, contratti nazionali, ammortizzatori sociali, salari minimi ecc… Tutte queste battaglie sarebbero vinte definitivamente e consegnate alla storia.

Riflessioni sul Reddito Universale

Questa misura migliorerebbe di per sé anche la situazione ambientale perché diminuirebbe la necessità di produrre di più per il solo garantire “posti di lavoro”. L’UBI sarebbe lo scambio che agisce sul binario del lavoro: verrebbe meno la necessità di lavori retribuiti che immettono nel mercato prodotti inutili, superflui e dannosi, e ci si concentrerebbe su “attività” utili agli individui ed alle loro comunità e non pericolose per l’ambiente. Alcuni storcono il naso per il fatto che i ricchi prenderebbero la stessa cifra dei poveri, ma bisogna considerare che una tassazione davvero progressiva annullerebbe completamente i vantaggi per i ricchi.

Gran parte del lavoro realizzato oggi non è necessario poiché volto alla produzione di oggetti o servizi non indispensabili. Occorrerebbe una società dove ognuno possa scegliere la propria occupazione, secondo gusti e necessità, e dove il lavoro vantaggioso socialmente possa prendere il sopravvento. Ogni individuo ha a disposizione molteplici forme per partecipare alla comunità, creare ricchezza sociale, realizzarsi e trovare la dignità. Non tutte sono monetizzabili, non tutte aumentano il Pil [2]. Un attacco al valore del lavoro non è un elogio della pigrizia, o non soltanto, ma un invito a rivalorizzare il tempo libero ben speso e a impiegarsi nel lavoro che ognuno preferisce. Gli stratagemmi economici per garantire un reddito di cittadinanza vi sono: è “solo” una questione di volontà politica!

Ailsa McKay, Carole Pateman e altre economiste femministe hanno indicato il reddito di base universale come un metodo non solo per influenzare la divisione del lavoro di genere all'interno delle famiglie, ma anche per fornire benefici come l'indipendenza economica per le donne [3]. Dato che le donne sono a maggior rischio di povertà, un reddito fisso potrebbe alleviare non solo le preoccupazioni economiche, ma anche migliorare la salute psicologica e il benessere delle donne. Ciò è dovuto al riconoscimento del loro lavoro come parte preziosa dell'economia.

Conclusioni

Insomma, istituire un reddito di base universale sarebbe una misura all’insegna della giustizia sociale, in grado di sostenere la dignità delle classi più bisognose e al contempo rivoluzionare le dinamiche del mondo del lavoro, emancipando i lavoratori dallo sfruttamento e dal ricatto occupazionale e orientando la produzione verso soluzioni più utili e sostenibili. Una misura strategica (anche se non risolutiva) verso l’obiettivo della decrescita felice, e soprattutto una misura fattibile, se soltanto ci fosse la volontà politica di realizzarla.


[1] Fitzpatrick, N., Parrique, T., & Cosme, I. (2022). Exploring degrowth policy proposals: A systematic mapping with thematic synthesis. Journal of Cleaner Production, 365, 132764.

[2] Per approfondire: https://www.decrescitafelice.it/2012/11/per-un-reddito-minimo-garantito/

[3] Pateman, C. (2004). Democratizing citizenship: some advantages of a basic income. Politics & society, 32(1), 89-105.

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