Il potenziale dei Servizi di Base Universali

Decrescita · mercoledì, 17 apr 2024
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Cosa sono i servizi di base universali (o servizi fondamentali universali)*

I servizi fondamentali universali, conosciuti con l’acronimo UBS, dall’inglese Universal Basic Services, descrivono tutti quei beni e servizi considerati essenziali per rispondere alle esigenze fondamentali di ogni individuo e che perciò dovrebbero essere forniti dalle pubbliche amministrazioni in forma demercificata. Il termine servizi descrive attività generate da una collettività e che servono un pubblico interesse. Il termine di base o fondamentale significa che questi servizi rispondono ai bisogni dellə cittadinə in maniera essenziale e sufficiente, permettendo a tuttə di partecipare attivamente alla vita sociale. Il termine universale fa riferimento al fatto che tuttə hanno il diritto di accedere a questi servizi, indipendentemente dalla possibilità di pagare per essi. Questi servizi rappresentano una sorta di “stipendio sociale”, che riduce la dipendenza dellə cittadinə dal mercato per soddisfare i propri bisogni fondamentali, come il bisogno di alimentazione, educazione, alloggio, salute, sicurezza fisica e economica, autonomia e partecipazione sociale.

L’offerta pubblica di questi servizi ha il potenziale di apportare miglioramenti sociali secondo una serie di parametri: uguaglianza, efficienza, solidarietà e sostenibilità. I servizi fondamentali universali, infatti, hanno dei forti effetti redistributivi e possono contribuire a ridurre le disuguaglianze di reddito. Inoltre, mentre la fornitura privata di tali servizi è soggetta a inefficienze a causa dei fallimenti di mercato dei beni pubblici, l’offerta pubblica di questi servizi può garantire una più alta efficienza contro alti costi transazionali e la tendenza alla formazione di monopoli naturali. Gli UBS generano forme di responsabilità collettiva per la soddisfazione dei bisogni fondamentali, con il conseguente potenziale di sviluppare e rafforzare la solidarietà e il mutuo supporto all’interno della società. Infine, la ricerca mostra che una fornitura pubblica di questi servizi può risultare anche più sostenibile da un punto di vista ambientale, grazie all’adozione da parte delle pubbliche amministrazioni di principi precauzionali nella fase di procurement.

L’offerta pubblica di servizi fondamentali in una certa misura esiste già, se si pensa ai sistemi sanitari pubblici dei paesi con un forte stato di welfare. La proposta degli UBS è quella di rafforzare questi servizi, (dato il loro decennale indebolimento), e di estenderli in aree che oggi non ricadono spesso nell’ambito di fornitura pubblica (si pensi ad esempio alle forniture di alloggi). Il modello da seguire per la fornitura di questi servizi, perciò, si può basare sui modelli esistenti, ma con l’accortezza di migliorare i difetti dello stato di welfare tradizionale. Come hanno mostrato ricercatorə femministe e postcoloniali, il modello tradizionale di welfare riproduce infatti sistemi patriarcali e neocoloniali. Infatti, il welfare top-down viene spesso accusato di scoraggiare la solidarietà civile e l’emancipazione individuale, e di limitare lo sviluppo di forme di approvvigionamento alternative, come i commons. Considerando questi rischi, la fornitura di UBS deve porre attenzione ai modelli organizzativi, al livello di localizzazione e partecipazione degli utenti nella fornitura, i modelli di finanziamenti e il ruolo dello stato di welfare nell’offerta. Ad esempio, i servizi fondamentali possono essere forniti direttamente dalle amministrazioni pubbliche o tramite l’intermediazione di imprese sociali, cooperative e comunità di interesse. Lə utenti possono partecipare attivamente alla fornitura, venendo inclusə già a livello della pianificazione e design dei servizi: questo è il miglior modo per identificare e rispondere ai bisogni fondamentali delle cittadinə. Nella fornitura, il principio di sussidiarietà deve essere rispettato, cioè che la responsabilità e la possibilità di offerta del servizio deve essere trasferita al livello amministrativo inferiore più adatto. Da un punto di vista finanziario, gli UBS possono essere supportati tramite tassazione: l’accessibilità deve essere garantita in base al bisogno e non alla capacità di spesa. Infine, il ruolo dello stato può variare, ma in linea generale deve assicurare che la qualità della fornitura dei servizi e l’equità all’accesso siano garantite.

UBS o UBI?

Il termine UBS è stato scelto in opposizione alla sigla UBI, Universal Basic Income, in italiano reddito incondizionato universale. Qui potete leggere di più su UBI come strumento fondamentale per la decrescita. Il reddito di base universale si qualifica come un reddito che i cittadini ricevono mensilmente per il loro sostentamento, indipendentemente dal lavoro svolto, dalla loro condizione economica e da qualsiasi altro reddito percepito.

Fin dalla loro elaborazione iniziale dei due concetti, molti dibattiti hanno avuto luogo, per identificare quale delle due proposte offre il maggior potenziale trasformativo. Il reddito ad esempio viene considerato ottimo per la sua capacità di garantire autonomia decisionale all’individuo, sottraendosi ai rischi paternalistici che i servizi di base rischiano di generare. Al tempo stesso, e al contrario degli UBI, gli UBS offrono una possibilità molto più concreta di demercificare la fornitura di servizi.

Al di là dell’acceso conflitto tra le due prospettive, alcunə autorə suggeriscono che le due misure, invece di essere viste in contrasto, dovrebbero essere considerate come elementi essenziali di un mix di politiche pubbliche trasformative. Anna Coote fa riferimento a questa possibilità di complementare UBI e UBS con la formula della garanzia sociale. Per ottenere una trasformazione socio-ecologica equa e ispirata alla sufficienza, una nuova garanzia sociale deve essere realizzata. Questa garanzia sociale consisterebbe nella ricezione di un reddito da lavoro appropriato al costo della vita, un reddito di base e infine la fornitura pubblica di servizi fondamentali. L’articolazione di questi tre elementi permetterebbe a tuttə di rispondere ai propri bisogni di base e garantire i propri diritti di accesso agli ingredienti fondamentali per una vita dignitosa.

*Le informazioni utilizzate sono principalmente tratte dal lavoro di Coote et al. (2019)

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