Di fronte alla crisi climatica ed ecologica: Sviluppo Sostenibile o Post-/Decrescita?

Conferenza · giovedì, 25 apr 2024
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di Lisa Di Giulio

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“Di fronte alla crisi climatica ed ecologica: Sviluppo Sostenibile o Post-/Decrescita?”, questo è il titolo della prima sessione della conferenza Beyond Growth Italia di Venerdì 19 Aprile 2024 alla Camera dei Deputati. Il panel ha ospitato Riccardo Mastini, Adriana Maestro e Mario Pansera come relatori ed Elisabetta Ambrosi, giornalista per “Il Fatto Quotidiano”, come moderatrice. L’obiettivo di questo panel è stato duplice: analizzare le cause del fallimento nel disaccoppiare la crescita economica dai suoi impatti ambientali e dare conto di un fertile dibattito che si sta sviluppando in Europa sulle alternative alla crescita.

Riccardo Mastini

Riccardo Mastini, ricercatore al Politecnico di Milano, inizia osservando come il disaccoppiamento osservato fino ad ora è localizzato e temporaneo, oltre ad essere dovuto in gran parte all’esternalizzazione dell’impatto ambientale nel Sud del mondo. Continua spiegando l’effetto rimbalzo e facendo l’esempio di una produzione più efficiente di automobili elettriche, che comporterebbe risparmio nell'acquisizione delle automobili e un conseguente incremento nella vendita, rafforzando così un sistema di trasporti basato sulle automobili. L’uso di fonti rinnovabili infatti non sta sostituendo l’uso di combustibili fossili, ma si sta aggiungendo a questo. La decarbonizzazione, a suo avviso, non dovrebbe consistere solo in un passaggio alle fonti energetiche rinnovabili ma dovrebbe comportare anche una riduzione della produzione di energia cosa che renderebbe più facile giungere a sganciarsi dalle fonti fossili. Riconoscendo l’interconnessione di diversi aspetti, come orari di lavoro, traffico e inquinamento, Mastini sottolinea il bisogno di mettere in discussione l’intero modello produttivista. In Italia, dal 1988 il PIL è aumentato del 25%, ma gli indicatori di benessere sono rimasti stabili e il 70% degli italiani non ha goduto di nessun aumento del proprio PIL pro capite. Considerando che la crescita economica sacrifica le vite di molti per il profitto di pochi, Mastini conclude il suo intervento proponendo l’adozione di nuove politiche pubbliche volte all’efficienza e alla sufficienza.

Nel suo secondo intervento Riccardo Mastini, trattando della de-mercificazione dei consumi, afferma che la scarsità è creata ai fini della crescita e che un’economia può essere piccola in termini di PIL, ma più abbondante in termini di welfare. Infatti, attraverso un potenziamento dei servizi di base, la messa in sicurezza del territorio e il coinvolgimento di attori locali, si potrebbe stimolare la cittadinanza attiva in un sistema di scambio del proprio tempo per accedere gratuitamente ai servizi di base.

Mario Pansera

Mario Pansera, docente universitario e direttore del Laboratorio di innovazione post-crescita dell'Università di Vigo, comincia il suo intervento ricordando di aver iniziato il suo percorso su tematiche relative alla decrescita più di vent’anni fa, e dicendo che, nel vedere finalmente così tante persone interessante a livello europeo, per lui “è la realizzazione di un sogno”. Prosegue con un aneddoto. Se un architetto decidesse di costruire un edificio di duecento piani al centro di Roma senza ascensore perchè è fiducioso che nei prossimi anni inventeremo automobili volanti, penseremmo tutti che sia pazzo; se un medico dicesse al suo paziente di continuare a fumare tranquillamente perchè la cura per il cancro è dietro l’angolo, penseremmo tutti che sia folle. Noi siamo esattamente in questa situazione, le élites globali che gestiscono la generazione di tecnologia la pensano esattamente così, costruiscono grattacieli senza ascensore. Pansera definisce questa ideologia, la “sindrome del tecno-ottimista” (o “eco-modernismo”). Il relatore ripercorre e critica la filosofia per la quale non dobbiamo preoccuparci per il cambiamento climatico, ma continuare a investire nell’innovazione tecnologica e far crescere il PIL in quanto, nonostante gli effetti negativi del cambiamento climatico continuino ad aumentare l’aumento della ricchezza servirà a mitigarli. L’intervento prosegue ricordando che queste informazioni le vediamo dagli anni 60 e già venivano trattate sul giornale “L’Unità”, per esempio da Andrè Gorz, filosofo e giornalista francese, fondatore dell'ecologia politica. Queste tematiche erano al centro del dibattito della sinistra italiana. Citando Ivan Illich, Pansera ricorda che la crescita può essere “antieconomica” e che ha senso crescere fino a stabilizzarsi, ma la nostra ossessione per la tecnologia come forza di espansione è distruttiva. In conclusione, la tecnologia non può salvarci dalle molteplici crisi che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di nuovi e diversi modi di concepire la tecnologia.

Mario Pansera prosegue, riferendosi a una tipica domanda che si rivolge ai fautori della decrescita: “dobbiamo tornare alle caverne?”. A questa domanda Mario risponde che no, ma “dobbiamo ripensare la nostra ossessione per l’innovazione”, le cui radici affondano nell’imperialismo coloniale. Chiedendosi perché siamo ossessionati dall’innovazione in un mondo in cui è necessario avere cura di ciò che già c’è, Mario analizza il binomio innovazione-manutenzione in chiave di genere, dove la conquista e l’innovazione sono associate a una prospettiva maschile, mentre la cura è associata a una visione femminile. Pansera conclude con un richiamo alla creatività, prendendo ispirazione dal compositore brasiliano Antônio Carlos Jobim che compone la Samba con una sola nota: “lavorare dentro i limiti non deve ridurre la creatività, la può far esplodere!”.

Adriana Maestro

Adriana Maestro è direttora della Scuola per l’Economia Trasformativa dell’Università per la Pace delle Marche, dagli studi sul pensiero neokantiano e su Max Weber è passata negli ultimi anni a occuparsi del pensiero femminista connesso alla definizione di una nuova idea di economia e di lavoro. Partendo dai progetti del PNRR e Next Generation EU, Adriana Maestro spiega come gli unici indicatori di benessere siano il PIL e la competitività sul mercato. Spiega come non si tratti solo di un problema di redistribuzione equa delle risorse bensì di un sistema che si nutre di sacche di povertà, caratterizzato dalla finanziarizzazione di tutte le sfere della vita. Affrontando il tema della privatizzazione della salute, Adriana Maestro cita il Report di Oxfam (2023), che evidenzia come i finanziamenti verso il Sud del mondo siano destinati principalmente alla sanità privata seppur inseriti nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Adriana si rifà al pensiero femminista e alla sua critica alla distinzione tra lavoro produttivo e lavoro improduttivo. Quello di cui abbiamo bisogno è una nuova idea di lavoro, che comprenda una riappropriazione dei processi economici, riportando l’economia alla sua radice etimologica, al soddisfacimento dei bisogni dei membri della collettività. Non ha senso nel terzo millennio lavorare come un secolo fa, occorre ripensare il rapporto tra lavoro e reddito. Chiedendosi perché ci scandalizziamo delle misure di sostegno al reddito, la relatrice sottolinea il bisogno di “risignificare il rapporto tra lavoro e vita” attraverso una grande trasformazione culturale, un cambio di paradigma che richiede la capacità di spostare lo sguardo e mettersi su altre traiettorie e sottolinea che anche le operazioni finanziarie dei grandi speculatori non vedono un nesso tra lavoro e il reddito, perché lì si ha profitto senza lavoro, eppure queste attività non scandalizzano.

Continuando la messa in discussione delle narrative dominanti, Adriana Maestro interviene sottolineando l’importanza di una nuova narrazione che superi la dominante lettura deterministica del mondo e ripensi il nostro modo di posizionarci al suo interno. Citando la filosofa, pedagogista e attivista Luisa Muraro, Maestro afferma che per essere accettati dai sistemi dominanti bisogna essere radicali nel linguaggio. La parola decrescita infatti rompe la gabbia simbolica del capitalismo, un sistema di potere sentito come immutabile. E’ possibile far passare una narrazione diversa, partendo dalle comunità, dai territori, decostruendo e ricostruendo lo spazio della politica con persone che sentono di condividere un presente e un futuro. Con un caloroso applauso si conclude la prima sessione della giornata.


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