Salute, Equità e Ambiente: ecco perché andare oltre l’economia del PIL

Autore: Giorgia Dalla Libera Marchiori, Studente di dottorato alla Planetary Health Equity Hothouse, Australian National University
Decrescita · mercoledì, 03 apr 2024
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Spesso si sente parlare dell'importanza di aumentare il Prodotto Interno Lordo (PIL), perché più l'economia cresce e meglio è per tutti noi. Ovviamente questa narrativa non è solo italiana, ma la ritroviamo a livello globale. Essa ci dice che dobbiamo contribuire alla crescita economica attraverso il nostro lavoro retribuito e i nostri acquisti, e che tale crescita porterá benefici a tutti coloro che vi hanno contribuito. Tuttavia, nella realtà tali benefici non sono equamente distribuiti. Infatti, , a partire dal 2020, è accaduto che i cinque uomini più ricchi del mondo hanno raddoppiato la propria ricchezza, mentre cinque miliardi di persone sono diventate più povere [1]. Accade inoltre che attività importanti, come il lavoro non retribuito d’assistenza e cura (svolto per lo più da donne), non vengono conteggiate nel calcolo del PIL, mentre pratiche dannose, come la vendita di petrolio o di cibi non sani, lo fanno crescere. Pertanto, ci ritroviamo a servire il sistema economico con la speranza che ci porterá dei benefici, quando in realtà si tratta di un sistema che porta benefici solo a coloro che si trovano già in posizioni economicamente privilegiate e che, oltretutto, porta conseguenze negative a salute e ambiente.

Attualmente stiamo vivendo un serie di crisi che non solo si intersecano ma si rafforzano a vicenda: dal cambiamento climatico alla perdita di biodiversità, fino alle malattie causate dall'inquinamento e dal consumo eccessivo di prodotti non salutari. L’impatto peggiore di queste crisi ambientali e sociali ricade soprattutto su quella parte della popolazione che vive in condizioni precarie dal punto di vista socio-economico, andando ad aggravare ulteriormente le disuguaglianze sociali già presenti. Sappiamo che queste crisi sono il risultato dell'attuale sistema che incentiva e premia la produzione e il consumo eccessivo di beni e servizi basati sui combustibili fossili’ [2] per garantire la crescita del PIL, rendendo la crescita economica un fine piuttosto che un mezzo.

Ma se invece trattassimo il sistema economico come un mezzo per raggiungere un fine? E se questo fine fosse il raggiungimento di un’equa salute planetaria, definita come “il godimento di una buona salute in modo equo e sostenibile dal punto di vista ambientale" [3]? Credo che nessuno sia in disaccordo con l'idea che tutti si meritino di vivere una vita sana, che richiede un'equa distribuzione di risorse e servizi entro i limiti del pianeta da cui dipendiamo. Tuttavia, è il ‘come arrivarci’ che crea contestazione, o perché alcune persone beneficiano direttamente dell’attuale sistema o perché il cambiamento sembra troppo difficile e costoso. Sappiamo però che quando c'è un'emergenza, come è successo con la pandemia del Covid-19, possiamo fare in poco tempo grandi cambiamenti che prima sembravano impensabili. Ma reagire alle situazioni quando siamo già in una fase emergenziale è destabilizzante e porta molti problemi collaterali, come abbiamo visto durante la pandemia. Ciò di cui abbiamo bisogno è di essere proattivi piuttosto che reattivi, apportando cambiamenti pianificati per trasformare il corrente sistema economico, dando priorità a salute, equità e ambiente, prima che le crisi che stiamo vivendo diventino estremamente gravi o irreversibili, come nel caso dei cambiamenti climatici.

Per questo motivo, alla Planetary Health Equity Hothouse (in italiano la “fucina” per una Equa Salute Planetaria) [4], presso l'Australian National University, ci concentriamo sulla comprensione dei fattori che determinano e portano avanti l'attuale sistema, con l'obiettivo di sviluppare linee guida per lo sviluppo di politiche e pratiche dove la priorità è un’equa salute planetaria, anziché la sola crescita del PIL e l'accumulo di ricchezza economica. Riformulare l'obiettivo del nostro sistema economico ci fa riconsiderare le nostre attuali istituzioni, attività commerciali, norme e comportamenti, portando al loro rimodellamento in linea con questo nuovo obiettivo.

Il primo passo fondamentale è riconoscere che il sistema attuale non funziona per la maggior parte delle persone, in Italia come altrove, che la crescita del PIL è una misura errata del benessere e che il cambiamento non è solo possibile ma necessario per affrontare la crisi climatica e quella sociale. Ma la strada da percorrere è complessa ed impegnativa, ed è per questo che il nostro lavoro alla Hothouse mira a produrre la conoscenza scientifica necessaria che permette ai politici d’oggi di non solo vedere le opportunità che si prospettano, nel breve e nel lungo periodo, in un sistema guidato da principi di salute, equità e ambiente, ma anche dove agire per influenzare il cambiamento. Consideriamo questa prima conferenza italiana Beyond Growth come un'ottima opportunità da non perdere, per i politici italiani, per andare oltre il semplice riconoscimento del problema e passare all'azione, con il supporto di ricercatori e organizzazioni della società civile guidati dall'obiettivo di un’equa salute planetaria.


[1] Riddell, Rebecca, Nabil Ahmed, Alex Maitland, Max Lawson, and Anjela Taneja. 2024. "Inequality Inc. How corporate power divides our world and the need for a new era of public action." https://www.oxfam.org.au/wp-content/uploads/2024/01/INEQUALITY-INC-Oxfam-Report-2024.pdf

[2] Planetary Health Equity Hothouse website – definizione per ‘consumptogenic system’

[3] Planetary Health Equity Hothouse website – definizione di ‘planetary health equity’

[4]Planetary Health Equity Hothouse website

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